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La parabola dei ciechi

Racconto breve ispirato al quadro “La parabola dei ciechi” dell’artista fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio. L’opera è in Italia, esposta nel museo di Capodimonte.

Parabola dei ciechi, Pieter Bruegel il Vecchio. 1568

Sullo sfondo della campagna della Fiandra (…) sei medicanti cenciosi. (…)

Devono rispondere alla convocazione di un pittore che vuole ritrarli (…)

Finalmente raggiungono l’artista, cui vorrebbero soprattutto chiedere perché egli voglia ritrarli mentre cadono e si umiliano di fronte a lui (…)

L’esito del lungo viaggio (…) quel dipinto che William Carlos Williams definì “orribile e insieme superbo (…)

Ehi, tu, chiediamo procedendo, ci sono uomini qui?

Sì, dice il bambino.

Quanti?

Devo contarli?

No. Press’a poco.

Forse dieci.

Dove?

Davanti alle loro case.

E che cosa vogliono?

Vedervi.

Allora ci guardano?

Sì.

Adesso?

Sì, adesso.

Ah, va bene, diciamo. E, come sempre quando ci osservano, a fatica ci avviciniamo l’uno all’altro, e volgiamo lo sguardo ostentatamente verso l’alto, e ci rendiamo conto di essere guardati, sia da vicini che da lontano. Un mostro marino noi siamo, quando passiamo così per i villaggi, un insieme che si muove con difficoltà, silenzioso e indistinto. Quando si espone alla vista, s’imbatte nella paura, nel disgusto e nella pietà. (…)

Ecco il cibo, dice il bambino, è tutto per voi.

E prende le nostre mani e le posa sul pane e sulle pentole e ci spinge intorno al tavolo. Cerchiamo tastoni il cibo per sapere cosa c’è. Mettiamo persino le mani nel latte che sta vicino al mangiare, tiepido ci scorre addosso. Ma questo lo conosciamo. Di continuo prendiamo cose che non abbiamo previsto. Se addirittura non afferriamo qualcosa che non esiste. (…)

Ehi, gridiamo, che c’è da guardare così a bocca aperta?

Non guardano a bocca aperta, dice chi-ha-bussato.

E noi sentiamo che guardano a bocca apert??

Non guardano a bocca aperta, dice lui.

Ah, diciamo, che facciano pure. E prendiamo prima da questa poi da quella scodella, prima cibi freddi, poi bollenti e poi ancora tiepidi. Arriva un venticello e siamo contenti di avere i nostri camiciotti.

Con il cucchiaio prendiamo anche la broda, che è dolce, non salata, e la infiliamo in bocca.

Guarda come si sbrodolano, dicono.

Sì, diciamo, ci sbrodoliamo.

Allora ridono e dicono: Continuate così, A sudare e a ingozzarvi. (…) Il bambino affinché si ricordi più facilmente. Perché sappiamo che il pittore vuole dipingerci, ma ancora non ci crediamo ancora. (Non siamo mai stati dipinti finora!) Altrimenti non ha nessuno da dipingere? (…)

Gert Hofmann. La Parabola dei ciechi. (Trans, 1985)

Cristina Rapagnà

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