Il grillo del focolare

La novella di Charles Dickens si svolge intorno alle vicende di una famiglia umile e, soprattutto, all’amore di un padre per sua figlia cieca.

Ho detto che Caleb e la sua povera figliuola cieca vivevano l’; ma avrei dovuto dire invece che Caleb ci viveva, ma la sua povera figliuola cieca viveva in un altro posto, in una casa incantata[…] […] Caleb non era uno stregone; ma possedeva soltanto l’unica arte magica che ancora ci rimane: la magia di un amore devoto e immortale.

[…] la fanciulla cieca non seppe mai che il soffitto era scolorito, le pareti coperte di macchie e qua e là prive di intonaco; che vi erano grandi crepature mai otturate […] non seppe mai che il ferro era rugginoso, il legno marcio […] che i pochi capelli di Caleb incanutivano ogni giorno di più […] non seppe mai che essi avevano un padrone freddo, esigente ed egoista; non seppe mai, per dirla breve, che Tackleton era Tackleton. Viveva credendo nell’esistenza di un umorista eccentrico, il quale si divertiva a scherzare con loro, era l’angelo custode delle loro vita, ma sdegnava di ricevere anche una sola parola di ringraziamento.

[…] <<Io non posso permettermi di cantare>>, disse Tackleton. <<sono felice che voi lo possiate, e spero che possiate anche permettervi di lavorare. Non mi pare che si possa avere il tempo per l’una e l’altra cosa.>>

<<Se tu potessi soltanto vederlo, Berta, come mi sta strizzando l’occhio>> mormorò Caleb. <<Gli piacciono tanto gli scherzi! Se tu non lo conoscessi, potresti quasi credere che parli sul serio, no?>>

La fanciulla cieca sorrise e accennò di sì col capo.

[…] <<è sempre così allegro e scherzoso con noi!>> gridò Berta sorridendo.

<< Oh, ci siete anche voi>>, risposte Tackleton. << Povera idiota!>>

Era realmente convinto che fosse un’idiota, e fondava questa sua convinzione, non so se consciamente o inconsciamente, sul fatto che essa gli era affezionata.

[…] << Cara Mary, un momento, un momento! Ancora un’altra cosa, Parlami con dolcezza. So che dici la verità; non vuoi certo ingannarmi adesso, non è vero?>> […] <<Mary quarda dall’altra parte della stanza, là dove eraamo poco prima, e dove ora è mio padre, mio padre così compassionevole e così affettuoso verso di me, e dimmi che cosa vedi.>>

<<Vedo>> disse Dot, che l’aveva compresa perfettamente, <<un vecchio seduto su una sedia e appoggiato dolorosamente alla spalliera, con la faccia che riposa su una mano come se attendesse di esser confortato dalla sua figliuola>>

[…] << è un vecchio logorato dalle preoccupazioni e dal lavoro; è un uomo misero, umiliato, preoccupato, canuto. Lo vedo in questo momento, completamente abbattuto, lottare contro non so che cosa.[…] […] La cieca si allontanò da lei e, cadendo in ginocchio davanti a lui, prese quella testa canuta e se la attirò al seno.

<< ho ritrovato la vista. Questa è la mia vista>>, grido. <<Sono stata cieca e ora ho gli occhi aperti. Non l’avevo mai conosciuto! E pensare che avrei potuto morire, senza aver mai veduto veramente il padre che mi ha voluto tanto bene!>>

<< […] quanto più sei canuto e logoro, tanto più mi sei caro papà. Nessuno deve mai più dire che sono cieca. Non c’è una ruga nel suo viso, non c’è capello sulla sua testa che sarà dimenticato nelle mie preghiere e nei miei ringraziamenti al Cielo!>>

Charles Dickens

Treccani Enciclopedia Online

Charles Dickens, “Il grillo del focolare” (1845)

Carmen Troiano

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