Jane Eyre

Jane Eyre assiste alla morte dell’amica Helen a causa della tubercolosi: nel brano che antologizziamo assistiamo alla scena culminante.

«Dunque, Helen, sei sicura che esiste il cielo e che le nostre anime potranno raggiungerlo quando moriremo?».
«Sono sicura che vi è un futuro; credo che Dio sia buono; posso affidare a Lui la parte immortale di me stessa senza alcuna apprensione. Dio è il mio padre; Dio è il mio amico: io Lo amo e credo che Egli ami me».
«E ti rivedrò, Helen, dopo la morte?».
«Verrai nello stesso mondo di felicità: sarai ricevuta da quello stesso padre potente e universale, non aver
dubbi, cara Jane».
Feci ancora domande, ma solo entro di me. «Dov’è questo mondo? Esiste?». E strinsi più forte le braccia
attorno a Helen; mi sembrava più cara che mai, avevo l’impressione di non potere lasciarla partire. Giacevo col volto nascosto nel cavo della sua spalla; adesso lei mi diceva in tono dolcissimo:
«Come mi sento bene! Quest’ultimo accesso di tosse mi ha un po’ stancata; credo di poter dormire; ma non lasciarmi, Jane; mi piace sentirti vicina».
«Starò con te, cara Helen: nessuno mi porterà via».
«Sei al caldo?».
«Sì».
«Buona notte, Jane».
«Buona notte, Helen».
Mi baciò, la baciai e ci addormentammo insieme.
Quando mi svegliai era giorno: mi aveva destato un movimento insolito; guardai; ero nelle braccia di qualcuno; l’infermiera mi sosteneva riportandomi lungo il corridoio verso il dormitorio. Non fui sgridata per aver lasciato il mio letto; avevano altro da pensare; non mi diedero allora alcuna spiegazione a tutte le domande che feci; ma un paio di giorni dopo seppi che la signorina Temple, tornando nella sua stanza verso l’alba, mi aveva trovata nel lettino, il volto contro la spalla di Helen Burns, le braccia strette al suo collo. Io ero addormentata e Helen era… morta.
La sua tomba è nel cimitero di Brocklebridge: per quindici anni dopo la sua morte rimase coperta solo da un piccolo tumulo erboso; ma adesso una lapide di marmo grigio segna quel luogo con inciso il suo nome e la parola «Resurgam».

Charlotte Brontë

Carlo Carducci

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