Ivanov

Ivanov scopre che sua moglie è affetta da tisi. Il medico gli suggerisce una soluzione, ma sembra troppo costosa.

ŠABEL’SKIJ (uscendo di casa con L’vov)
I medici sono tal quali gli avvocati, con la sola differenza che gli avvocati si limitano a rubare, mentre i medici rubano e ammazzano… Non parlo dei presenti. (Si siede sul divanetto).Ciarlatani, sfruttatori… Può essere che in qualche sperduta Arcadia ci siano delle eccezioni alla regola generale, ma… io in vita mia ho buttato in medicine almeno ventimila rubli e non ho incontrato un solo medico che non mi sia sembrato un furfante matricolato.
BORKIN (a Ivanov)
Sì, voi non fate niente e legate le mani anche a me. Per questo non avete mai denaro…
ŠABEL’SKIJ
Ripeto, non parlo dei presenti… Può darsi che ci siano eccezioni, sebbene, poi… (Sbadiglia).
IVANOV (chiudendo il libro)
Che cosa dite, dottore?
L’VOV (guardando verso la finestra)
Le stesse cose che dicevo questa mattina: sua moglie deve prontamente andare in Crimea. (Cammina per la scena).
ŠABEL’SKIJ (sbuffa)
In Crimea!… Miša, perché noi due non ci mettiamo a fare il medico? È così facile… Una qualche madame Angot o Ofelia ha la raucedine o si mette a tossire dalla noia, prendi subito la carta e prescrivi secondo i dettami della scienza: prima di tutto un giovane medico, poi un viaggio in Crimea, e in Crimea un tataro…
IVANOV (al conte)
Ah, non scocciare, rompiscatole! (A L’vov).Per andare in Crimea servono mezzi. Supponiamo che io li trovi, ma lei si rifiuta tassativamente di partire.

L’VOV
Sì, si rifiuta.
Pausa.
BORKIN
Ascoltate, dottore, possibile che Anna Petrovna sia così gravemente ammalata da dover assolutamente andare in Crimea?…
L’VOV (guarda verso la finestra)
Sì, ha la tisi…
BORKIN
Pss!… brutta faccenda… E un po’ che anch’io mi sono accorto, dal suo aspetto, che non ne avrà per molto.
L’VOV
Ma… parlate più piano… in casa si sente tutto…
Pausa.
BORKIN (sospirando)La nostra vita… La vita umana è come un fiore che cresce rigoglioso in un campo: arriva un caprone, se lo mangia: e il fiore non c’è più.

Anton Cechov

Carlo Carducci

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