Manzoni il nichilista

Un saggio indaga in senso critico la religiosità del romanzo manzoniano, secondo l’autore del brano, “I promessi sposi” sono un’opera “pervasa da un micidiale nichilismo anticristiano”, del quale si ravvisano le tracce anche nella descrizione della peste. Una visione opposta a quella di Niccolò Tommaseo, secondo cui la contingenza drammatica ha il solo scopo di far emergere la pietas cristiana: “Il Manzoni trova in quel libro, raccolti intorno a Federigo, i fatti d’un potente senza nome, d’una monaca strana, d’una sommossa, d’una fame, d’una peste; e, nella peste, le cure di alcuni uomini pii”


Nella bolgia della peste succede qualcosa di diverso e di infinitamente più significativo ai nostri fini.
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L’esito disastroso della processione viene letto dalla gente come una vittoria del diabolico che ha prevalso sugli attesi effetti magici della salma di San Carlo. In questo atteggiamento la morte non viene misteriosamente da Dio ma dal Demonio che si serve degli untori cioè del nostro prossimo.
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L’esito del ricorso alla religione nella prova suprema della peste è qualcosa che va oltre la disfatta che ha i segni della pazzia un marchio peggiore di quello della peste. Lo spettacolo è quello di un’intera città di un’intera comunità umana che lotta non contro la peste ma contro un nemico invisibile insidioso inafferrabile perché alleato del Demonio: gli untori le streghe.
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Non c’è cenno di solidarietà cristiana: la comunità cristiana non esiste. I “cristiani” si mettono assieme solo per la processione che appare uno dei punti culminanti del delirio. Ancora una volta: perché la peste ha generato tutte le follie dell’odio e non quelle della carità? Perché l’enorme energia che si sprigiona nelle catastrofi non prende la strada dell’amore? Perché tanta paura del Demonio se Cristo è con noi? Perché i pastori lasciano andare il gregge allo sbando in questo modo? Dov’è la Provvidenza?
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Non solo dicevamo i monatti sono in una numerosa compagnia. Ciò che produce il salto quantitativo è l’entrata in scena di altre decine di migliaia di feroci saccheggiatori che assieme ai monatti si avvengano su un’umanità indifesa esercitando su di essa una violenza che possiede quei connotati sadici e vigliacchi di cui abbiamo detto: i soldati che calano in massa e dirigendosi verso meridione attraversano e devastano la Lombardia.
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Aldo Spranzi


“L’altro Manzoni”, Ares (2008)

Denise De Santana

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