Memoriale di un folle

Passato e presente, vita e morte, moglie e madre: binomi di una mente disturbata.

Caddi stroncato da un accesso di febbre. Da quindici anni non avevo più avuto una malattia seria, e mi stupivo di questo incidente capitatomi così inopportuno: non che temessi di morire (…) questa fine precipitosa non poteva rallegrarmi. (…)  Roso dalla febbre che mi squassava come un materasso di piume, mi afferrava alla gola per strangolarmi, mi schiacciava il petto con un ginocchio, mi bruciava al punto di farmi uscire gli occhi dalle orbite, restavo nella mia soffitta solo con la morte, che certamente mi era scivolata di soppiatto in camera e ora si gettava su di me!

<No, non lo voglio vedere il medico><Perché?> <Perché non lo voglio vedere>

I nostri occhi si scambiarono tutta una serie di sottintesi >Voglio morire> dissi per finirla. <La vita mi nausea, il passato mi torna alla mente come una matassa aggrovigliata che non ho la forza di dipanare. Che i miei occhi si riempiano di berio e si tirino le tende!>

Davanti ai miei nobili e coraggiosi sfoghi, ella restava insensibile.

<I tuoi vecchi sospetti…sempre?> disse

<Sì, sempre. Fa’ sparire il fantasma! Solo tu sei riuscita a scacciarlo via finora!>

Con un gesto abituale, posò sulla mia fronte la sua dolce mano, e, con finta aria di mammina, come un tempo, disse: 

<Va bene così?>

<Sì, così va bene!>

Ed era vero. Il semplice contatto di quella manina leggera, piombata così pesante nel mio destino, aveva la facoltà di scacciare le visioni nere, respingendo le inquietudini furtive.

Presto la febbre mi riprese, e più forte. Mia moglie si alzò per prepararmi una tisana di sambuco.

Essendo manifesta la maternità di Maria non mi reputo più tenuto in amore, a certe precauzioni; e siccome non c’è più motivo di rifiutarsi, inventa scuse per infastidirmi e quando vede la mia soddisfazione dopo i nostri liberi amplessi, mi serba rancore per l’innocente gioia che mi è venuta da lei.

E’ fin troppa felicità per me, visto che i miei disturbi nervosi vengono proprio dalla continenza! Intanto la mia affezione gastrica si aggrava al punto che non posso inghiottir altro che brodo e la notte mi sveglio con terribili crampi allo stomaco e bruciori insopportabili, che cerco di calmare bevendo latte freddo.

August Johan Strindberg

Enciclopedia Treccani Online

August Johan Strindberg, “Memoriale di un folle” (Armando Curcio ed. 1978)

Carmen Troiano

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