Ida, la donna che rifiutò l’isteria

Ida Bauer è – nello pseudonimo assunto nella letteratura freudiana – Dora, il più noto caso di cui Freud si occupa a Vienna. Raccoglie molteplici vite in una sola, condotta a cavallo tra l’illusione ovattata della luccicante “belle époque” e il secondo conflitto mondiale. Katharina Adler, la pronipote, ne raccoglie la storia nel suo primo romanzo


“Lei, lei solo avrebbe d’ora in avanti deciso della sua vita”. Questa è la decisione che Ida Bauer prende all’inizio del nuovo anno e del nuovo secolo, nel 1901, quando, camminando lungo la Berggasse di Vienna, torna a casa sua dallo studio del dottor Sigmund Freud. Che, ha deciso, non vuole più rivedere. Ida è la prima paziente ed è il primo grande fallimento del padre della psicoanalisi, che non ha ancora fatto i conti con il controtransfert ma è costretto a farli con il netto rifiuto che la giovane oppone alla spiegazione fornitale per la sua isteria.
Ida Bauer è – nello pseudonimo assunto nella letteratura freudiana – Dora, il più noto caso di cui Freud si occupa a Vienna. Raccoglie molteplici vite in una sola, condotta a cavallo tra l’illusione ovattata della luccicante “belle époque” e il secondo conflitto mondiale. Ed è Katharina Adler, la pronipote di Ida, a raccoglierne la storia nel suo primo romanzo, nominato per il Klaus-Michael Küne Prize e il Zdf Aspekte literatupreis e pubblicato in traduzione italiana da Sellerio. Nelle pagine del romanzo ripercorriamo la storia di una donna divisa tra la consapevolezza di sé e una società ancora troppo patriarcale, stretta nella dinamica familiare e sociale della Vienna ebraica altoborghese, con le sue ipocrisie e i suoi occultamenti. Incluso quello dell’abuso subito da parte di Hanns Zellenka, la cui moglie è anche l’amante di suo padre. Questi intrecci complicano la situazione sanitaria della paziente di Freud, che comprende come il contesto che la circonda sia talmente soffocante da ammalarla, emettendo la diagnosi di “isteria”: ma Ida-Dora non accetta. “Lei sapeva bene quali conclusioni trarre, aveva detto. Tanto più che, come se non bastasse, se l’era voluta filare”.
Adler traccia un ritratto preciso della Dora-Ida che impara a camminare sulle sue gambe, prendendo man mano coscienza di sé, di quello che è stata e di ciò che vuole essere, nonostante una lunga serie di rinunce: in primis, quella agli studi che avrebbe prediletto. Seguiamo l’evolversi della vita di questa donna tra salti in avanti e indietro e gli stralci freudiani del “Frammento di un’analisi d’isteria” e – con la sua – seguiamo le esistenze di moltissime donne, perché in Ida vivono la bambina molestata, la figlia ribelle e acuta, la sorella devota, la sposa delusa, la madre apprensiva e la vedova rassegnata.
Non solo un racconto biografico, dunque, bensì lo sguardo che solitamente non viene considerato né riconosciuto, la versione dei fatti al femminile che assume anche la valenza di rivincita su un mondo maschile che pretende di chiudere in una sola parola, isteria, un universo complesso e sconosciuto ai più. Tutto viene filtrato attraverso la lente della tenacia che anima Ida Bauer, fino a “quando con calma attenderai che la luce in sala si spenga. Quando il buio calerà e si alzerà il sipario”.

Manuela Discenza


Katharina Adler, “Ida”, Sellerio (2019)


Fonte: Almanacco CNR – Recensioni

Denise De Santana

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