Epistemologia e clinica di un medico televisivo


Quattro giovani filosofi esplorano l’etica, le ragioni e la logica del Dr. House: il celebre, cinico e appassionato medico della omonima serie.

 

Seguendo il filone di saggi come la collettanea “I Simpson e la filosofia”, Blitris (pseudonimo che significa più o meno “onomatopea” e identifica un collettivo composto da quattro giovanissimi appassionati) dedica un saggio a “La filosofia del Dr. House”. L’approccio è quello stabilito da Ludwig Wittgenstein in un famoso aforisma, posto come distico nel prologo del volume: ‘Se la filosofia ha qualcosa a che vedere con la saggezza, senza dubbio in “Mind” non ce n’è nemmeno un granello, mentre spesso se ne trova un granello nei racconti polizieschi’.

Nel caso di Gregory House, l’applicazione di questo principio significa sondare dal punto di vista deontologico, epistemologico e clinico il comportamento di quest’anomalo, claudicante e celeberrimo medico televisivo, il cui serial raccoglie in mezzo mondo un enorme numero di appassionatissimi spettatori. Intuizione e scortesia, passione e incoerenza rendono quest’eroe della fiction difficilmente catalogabile, e forse è proprio questo che ha determinato il successo del personaggio.

Certo, una consistente parte nel boom di questa serie l’hanno giocata anche l’interpretazione “minimale” di Hugh Laurie e l’aforistica scrittura dei sceneggiatori, inconfondibile per il cinismo di battute come ‘sono diventato medico per curare le malattie, non i malati’ e ‘preferiresti un medico che ti tiene la mano mentre muori o che ti ignora mentre guarisci?’.

 

Marco Ferrazzoli

 

Blitris, “La filosofia del Dr. House” (Ponte alle Grazie, 2010)

Francesca Blasi

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