“Il quarto cavaliere”: breve storia di epidemie, pestilenze e virus

Un saggio storico sulla convivenza tra l’uomo e malattie infettive, una riflessione sul ruolo delle pestilenze negli equilibri tra le civiltà umane, reso ancor più attuale alla luce degli sconvolgimenti causati dalla recente pandemia.

Uno dei saggi giustamente rimasti più celebri nella recente esegesi storica è “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond, nel quale, sin dal titolo, un ruolo fondamentale viene assegnato alle epidemie nella evoluzione storica delle civiltà che ci hanno preceduto. Su questo elemento, “Il quarto cavaliere”, facendo riferimento alla celebre metafora dell’Apocalisse, esce adesso negli Oscar Mondadori un saggio specifico di Andrew Nikiforuk che traccia proprio una “breve storia di epidemie, pestilenze e virus”. Si tratta in realtà di uno studio dei primi anni ’90, come chiarisce l’autore in una nota nella quale precisa l’intento etico della sua opera: “Spero di spingere i lettori a condurre una vita più sana e a combattere per comunità più verdi, liberandosi dalle illusioni tecnologiche”. Un motto programmatico piuttosto deciso ed estremo, come si vede, che il giornalista canadese ripete incessantemente nei vari capitoli, spingendosi ad assiomi francamente sconcertanti come quello di annoverare tra “le grandi menzogne del XX secolo” quella che “gli antibiotici, i medici e i vaccini ci abbiano salvato”. Da un lato, insomma, l’autore si schiera decisamente contro lo scientismo e il progresso tecnologico, dall’altro rivanga come epoca aurea quella in cui l’umanità affrontava una vita di mera, dura sopravvivenza: “Gli uomini del passato, raccoglitori di noci con la lancia sotto il braccio, erano esemplari magnifici”, mentre i loro successori coltivatori “relativamente sedentari, erano individui curvi e affamati. Mangiavano troppi carboidrati e i loro denti marcivano”. Tutto questo, dunque, molto prima che arrivassero i fast food…

Se si prescinde da questo tipo di considerazioni, però, il libro è davvero interessante per la messe di informazioni storiche che fornisce in ordine al ruolo che malattie ed epidemie hanno assunto nello squilibrare i rapporti di forza tra gli Stati, le culture e le civiltà umane. Per esempio, quella sorprendente per cui “la malaria ha ucciso la metà degli uomini, donne e bambini che sono deceduti sulla terra” fino all’ultima guerra mondiale. Ciò su cui Nikiforuk ha certamente ragione è che il caso e l’eterogenesi hanno sempre giocato un ruolo determinante nel progresso umano, ad esempio la lebbra è sempre stata condizionata da fattori igienici e dunque, indirettamente, dalla disponibilità di tessuti per potersi cambiare più frequentemente d’abito: fu dunque la peste, diminuendo in modo spaventoso il numero di persone e aumentando le pecore e la lana pro-capite ad aiutare la scomparsa della lebbra in Europa. Tranne quella del Nord, dove essa restò diffusa molto più a lungo, in Norvegia addirittura fino a fine ‘800.

Marco Ferrazzoli

Andrew Nikiforuk, “Il quarto cavaliere” (Mondadori, 2008)

https://www.mondadoristore.it/quarto-cavaliere-Breve-Andrew-Nikiforuk/eai978880457834/

Camporesi, storico di un ‘500 attualissimo


Le due opere edite da Garzanti invitano alla riscoperta di uno dei saggisti italiani più noti al mondo.

 

Tornano in libreria per Garzanti, a circa dieci anni dalla scomparsa, due volumi di Piero Camporesi: la raccolta di articoli “Il governo del corpo” e “Camminare il mondo”, la biografia del medico cinquecentesco Leonardo Fioravanti. E’ un’occasione per rimpiangere uno studioso prematuramente scomparso che seppe indagare gli ambiti a cavallo tra cultura d’élite e popolare, rifiutando gli stilemi intellettualistici antiaccademica baronali, ma con un impeccabile rispetto della professionalità metodologica, senza cedere alla moda allora incipiente della ‘contaminazione’ di cui, semmai, Camporesi fu un brillante anticipatore, soprattutto nel campo dell’influenza tra cibo, condizioni materiali di vita e immaginario letterario.

In questo filone, la storia del chirurgo ‘di nazion bolognese’ Leonardo Fioravanti, alchimista, farmacista, ingegnere, agronomo, vagabondo tipicamente cinquecentesco, è un’opera imperdibile per la grande erudizione, tradotta però con la capacità del narratore d’avventura: seguire Camporesi e Fioravanti dalla Sicilia a Napoli, da Roma a Venezia, da Milano alle coste africane significa godere di una ‘straordinaria, romanzatissima biografia densa di mirabilia e di portenti’ in cui autore e personaggio finiscono per fondersi e sovrapporsi.

Chi invece voglia approcciare il Camporesi interprete delle cronache odierne, della mutazione della contemporaneità italiana, ma sempre attraverso il filtro di una memoria colta, senza quindi i compiacimenti o gli scandalismi del mero commento di costume, si goda gli articoli raccolti in “Il governo del corpo”, dove potrà spaziare tra manuali di cucina, almanacchi, teologi, predicatori, esorcisti, media. E, attraverso di essi, interpretare insieme con l’autore tendenze, gusti e mode attuali: l’edonismo, la paranoia dietetica, il consumismo, la sessuomania, l’inquinamento.

 

Marco Ferrazzoli

 

Piero Camporesi, “Il governo del corpo” (Garzanti, 1995), Piero Camporesi, “Camminare il mondo” (Garzanti, 1997)