Un techno thriller tra Nanotec e Leopoli

Vito Marangelli nei due romanzi di “Caffè Enigma” costruisce una saga di science fiction, prendendo per protagonisti i laboratori leccesi di nanotecnologia, una ricercatrice ucraina e altri personaggi del Paese martoriato dalla guerra. Una scelta avvenuta, però, molto prima che il conflitto scoppiasse


Vito Marangelli è un medico pugliese, per la precisione un cardiologo esperto di imaging, che soltanto nei giorni scorsi ha visitato per la prima volta i laboratori Nanotec di Lecce, nonostante li avesse scelti come location del suo primo romanzo “Caffè Enigma”. Ancor più sorprendente è che abbia descritto la vita, professionale e non, di un paio di ricercatori dell’Istituto del Cnr basandosi solo su dati pubblici, con una fedeltà tale che i diretti interessati, incontrati successivamente, hanno dichiarato di riconoscersi perfettamente nei loro alter ego letterari. Sono i misteri affascinanti della narrativa. D’altronde il successivo romanzo di Marangelli, “Caffè Enigma Leopoli”, è stato ambientato nella città ucraina senza che l’autore l’avesse mai visitata ma con una precisione assoluta, basata sempre sulla consultazione delle informazioni disponibili on-line. Ai misteri dell’invenzione narrativa si aggiungono poi quelli del caso, talvolta drammatico: queste due opere di science fiction, techno thriller o spy story vedono per protagonisti una ricercatrice e altri personaggi del Paese martoriato dalla guerra per una scelta avvenuta molto prima che il conflitto scoppiasse. L’autore annuncia anzi che, nel probabile terzo e ultimo volume della serie, si potrebbe distaccare dall’Ucraina proprio per non entrare nel merito della tragica attualità.

Non riveliamo comunque troppi particolari, per non bruciare il piacere della sorpresa della lettura, limitandoci ad accennare ai molti elementi che si intrecciano nel plot narrativo: dalla droga alla musica classica, dai marchi industriali ai più innovativi dispositivi di bio-monitoraggio, dagli scacchi fino alle ricette leccesi come ciceri e tria o pasticciotti. Tra le varie figure che popolano le due storie troviamo agenti segreti, gestori di locali, giornalisti e due brillanti commissari, anche se l’autore assicura di non voler creare una saga alla Montalbano, dichiarando di preferire a Camilleri come modello letterario, Crichton e Asimov.

L’elemento portante di “Caffè Enigma”, nella prima come nella seconda puntata, è però un aspetto scientifico di fantasia eppure strettamente legato alla ricerca che si conduce realmente nei laboratori di Nanotec e agli interessi professionali di Marangelli: la speranza di poter curare mediante le nanotecnologie uno dei problemi cardiocircolatori fondamentali, l’aterosclerosi, cioè la formazione delle placche, causa di molti problemi e di una mortalità ancora pesantissima. Mentre su altri aspetti dei romanzi ci auguriamo ovviamente che l’invenzione letteraria resti tale, su questo la speranza è che un giorno si possa davvero tramutare in realtà.

Marco Ferrazzoli


Vito Marangelli, “Caffè Enigma”, La Rambla (2021)


Fonte: Almanacco CNR – Recensioni