La peste nell’Impero Romano
Tito Lucrezio Caro descrive con raccapricciante veridicità i sintomi e i segni della malattia.
Ora spiegherò quale sia la causa delle malattie e donde
la forza maligna possa sorgere d’un tratto e arrecare esiziale
strage alla stirpe degli uomini e alle torme degli animali
Anzitutto, sopra ho insegnato che esistono semi
di molte cose che per noi sono vitali,
e per contro è necessario che ne volino molti altri che causano
malattia e morte. Quand’essi per casuale incontro
si son raccolti e han perturbato il cielo, l’aria si fa malsana
Dapprima avevano il capo in fiamme per il calore
e soffusi di un luccichìo rossastro ambedue gli occhi.
La gola, inoltre, nell’interno nera, sudava sangue,
e occluso dalle ulcere il passaggio della voce si serrava,
e l’interprete dell’animo, la lingua, stillava gocce di sangue,
infiacchita dal male, pesante al movimento, scabra al tatto.
Poi, quando attraverso la gola la forza della malattia
aveva invaso il petto ed era affluita fin dentro il cuore afflitto
dei malati, allora davvero vacillavano tutte le barriere della vita.
Il fiato che usciva dalla bocca spargeva un puzzo ributtante,
simile al fetore che mandano i putridi cadaveri abbandonati.
Questo era più miserabile
E doloroso, che quando ciascuno vedeva se stesso
Avvinto dal male, da esserne votato alla fine,
perdutosi d’animo, giaceva con cuore dolente,
e lì stesso perdeva la vita guardando immagini di morte.
E benché sulla terra giacessero insepolti mucchi di corpi
su corpi, tuttavia gli uccelli e le fiere o fuggivano
balzando lontano, per evitare l’acre puzzo,
oppure, se li assaggiavano, languivano per morte imminente
E infatti ormai né la religione, né la maestà degli dèi
contavano molto: il dolore presente aveva il sopravvento.
Lucrezio
Tito Lucrezio Caro, “De Rerum Natura”
By Carmen Troiano
- 30, Ago, 2022
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